domenica 4 ottobre 2009

Anno zero. Punto e a capo

E così mi appresto anch’io a dire qualche ovvietà su Santoro e il polverone scatenatosi attorno alla sua intervista alla D’Addario. Che l’argomento attragga anche i non addetti ai lavori e i meno appassionati, quelli a cui non interessa troppo la politica e guardano (o dicono di guardare) poca tv, è sotto gli occhi di tutti. Da un po’ di giorni, ad esempio, su feisbuc è un continuo tam tam di pareri alternati, di grida allo scandalo per l’indecenza del servizio pubblico (particolarmente indignate alcune donne) e di difese veementi, persino accorate, in cui anch’io mi sono esercitata.

Personalmente, s’è capito, non vedo lo scandalo. Pur non reputando la signorina in questione un modello di integrità, non capisco perché non possa andare in tv a raccontare la sua storia. Dal punto di vista giornalistico la notizia c’è - il caso Tarantini non l’ha inventato Santoro - e finora tanto è bastato per intervistare assassini, stupratori, bombaroli, mafiosi, insomma una variegata sarabanda di campioni della moralità. Ma tant’è, molti non approvano, né voglio provare a convincerli in questa occasione.

Santoro non è interessato agli aspetti giuridici dell’affaire Tarantini, ma a quelli legati all’etica pubblica, alla vita politica e, direi, sociale del paese. Ed è interessato a Berlusconi. In pratica ci chiede se possiamo ignorare quello che è venuto fuori negli ultimi mesi.
Queste, grosso modo, le sue domande: possiamo concedere al nostro presidente del consiglio, in aggiunta all’immunità giuridica (in via di approvazione), quella morale? Possiamo far finta di credere che sia plausibile che un rappresentante delle istituzioni ceni a casa sua con delle emerite sconosciute, il cui unico tratto comune è l’essere giovani e belle, convinto che siano lì per caso? È normale che un capo di governo sia abbordabile da strani personaggi, come Tarantini, indagato a Bari da tempo e, a colpo d’occhio, a dir poco pittoresco, senza che lui o un uomo del suo staff abbiano il benché minimo dubbio sull’opportunità di queste frequentazioni? Davvero non è di pubblico interesse che queste simpatiche ragazze, tanto stimate dal premier, finiscano poi a lavorare per la rai o a mediaset (quasi fosse la stessa cosa) o, peggio, nelle liste elettorali del suo partito? Contro quest’uso personalistico del partito non dovrebbe sollevarsi in primo luogo il suo elettorato, quell’elettorato che invece si scandalizza per la D’Addario in tv?(Perché un fatto è certo, la prima legittimazione alle escort viene dalle candidature, non certo dall’intervista di Santoro, e a sinistra abbiamo fatto fuori leader per molto meno.)

Segnalo che Santoro, ovviamente, non è il primo a porre tali questioni e che, a rigore, per affrontare questi temi, i dettagli che può rivelare Patrizia sono assolutamente ininfluenti. Il clamore scatenatosi attorno alla risposta “sì, sapeva che ero un’escort” è assolutamente ingiustificato. L’aveva già detto, sempre un po’ evasiva, e questa dichiarazione (tra l’atro non isolata) aggiunge poco o niente al quadretto, che, ricordo, è il seguente: un attempato signore, che di mestiere fa il capo del governo, a cena, con due o tre amici di vecchia data e una ventina di allegre ragazzotte, ragazzotte che poi ritroviamo in tv (e qui conferma Saccà) o in liste elettorali (qui Fini). C’è veramente poco da equivocare. Qui Santoro fa il furbo e si gioca la sua carta. Fondamentalmente rimette in scena, con qualche colpo di teatro, una storia che già conosciamo.

Altrettanto banalmente Santoro ha una risposta a tutte le sue domande, è di parte e non fa niente per mascherarlo. Semplicemente invita qualcuno che non la pensa come lui, perché controbatta le sue tesi o approvi con riserva. Si può contestare la scelta degli argomenti, ma al dunque è lui l’autore del programma, è lui che decide di cosa discutere e i suoi ospiti, o i telespettatori che lo seguono da casa, possono, al massimo, fargli qualche appunto o decidere di cambiare canale, non possono imporgli un tema diverso. Molte volte davanti al plastico di Cogne, a inquietanti interrogativi come “zoccolo o mestolo?”, a approfondite disquisizioni sulla storia di miss Italia, a minuziose analisi della personalità di Alberto Stasi, ho sperato, persino pregato, che cambiassero argomento, che qualcuno si levasse indignato perché “ben altre sono le questioni che interessano al paese”, ma ho dovuto arrendermi all’evidenza. Non funziona così e ho finito col considerare anche questa una banalità.

Invece qui saltano gli schemi e la musica cambia. Perché non soltanto assistiamo a prese di posizioni politiche, a pesanti ingerenze per delegittimare le scelte di Santoro e impedirne la messa in onda. Quand’anche il programma si faccia (e s’è fatto) lo si manda all’aria dall’interno, rifiutando, sistematicamente, di affrontare il terreno di discussione che gli è proprio. È questa la strategia di alcuni professionisti del depistaggio argomentativo, come Belpietro, piuttosto convincenti in questa operazione. Restituire al mittente le questioni politiche poste da Santoro, spostandosi sul terreno dell’inchiesta giudiziaria (che merita di essere discussa, ma, come ho detto prima, non è oggetto della puntata).

Quel che colpisce, però, è che questo disprezzo automatico per regole minime dell’argomentazione, come la pertinenza, viene riproposto dai giovani che Michele invita. Non voglio nemmeno commentare la performance della Montaruli, la ragazza dei circoli di Silvio, che non riusciva a prendere fiato mentre sciorinava i nuovi slogan contro il pd, senza preoccuparsi minimamente della loro attinenza con le questioni discusse. Vorrei, invece, spendere due parole sulla femminista bolognese (di cui non ricordo il nome), che a Sansonetti (molto critico nei confronti della “tivvù spazzatura” di Santoro) è piaciuta proprio per gli stessi motivi per i quali io rabbrividisco. Pizzicata dalla Latella per un top scollato, che una femminista degli anni ’70 non avrebbe mai portato, la signorina rimarca le distanze dal femminismo alla vecchia, dicendo di essere “ben felice” che le donne vadano più scoperte (e qui glissa rapidamente, ma bisognerebbe essere più precise; io, ad esempio, sono ben felice di vestirmi come mi pare, ma mica tanto felice della filippona a “striscia la notizia”). Comunque, interrogata su cosa pensa delle questioni emerse nel caso Tarantini in relazione alla sua esperienza femminista, invece di cogliere il gancio della Latella sul lavoro precario delle donne, sui salari ridicoli, guadagnati a fatica, a fronte dei 1000 euro che una ragazza immagine porta a casa in una sera, incredibilmente, comincia a recitare la litania del femminismo più datato, la condizione delle casalinghe e l’aborto. Resto interdetta: e cosa c’entra? A parte il fatto che le casalinghe sono in via di estinzione tra le giovani donne, possibile che non ci sia nulla di più pertinente ed efficace da tirare fuori in questo momento? È tutto qua il new feminism? Non credo e fa specie che Sansonetti si esalti per così poco.
È evidente che il ragionamento a vanvera, la disaffezione per una discussione circostanziata, che analizzi una cosa per volta, la partigianeria acritica e rissosa, il muro contro muro, completamente svincolato dalle questioni di merito, dall’oggetto delle nostre conversazioni, prevale sia a destra che a sinistra, tanto più quando si parla del nostro caro premier.

È qui sta l’impasse del programma, Michele. Perché ne puoi fare pure 100 di puntate come questa. Finché le cose stanno così, fino a quando gli ospiti in studio, i contraddittori di mestiere e le nuove generazioni che si affacciano alla mischia, si sentiranno autorizzati a sparare a casaccio, in base all'assunto che l'argomento da te proposto è illegittimo o insufficiente (quindi tanto vale parlar d'altro) siamo sempre punto e a capo.

1 commento:

  1. Brava G-Raffa! Ieri mi è piaciuto anche Lerner. Miccichè e gli altri proponevano la soita solfa ("la gente vuol sentire parlare di problemi reali, non di pettegolezzi e cavolate"). Ma il Gad ha risposto a chiare lettere: "Non ci sto a questo meccanismo cinico, secondo cui i problemi reali sarebbero soltanto quelli dell'economia. Noi ora vogliamo parlare del ruolo delle donne nella nostra società!". Aspetto gli altri tuoi interventi, soprattutto in materia di "riflessioni a sinistra". Continua! Ste

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