Il maschio che racconta questa storia, la sua storia, è dotato di spirito d’osservazione, disarmante sincerità e totale disprezzo per qualsiasi forma di auto-compiacimento. Con questo maschio si può parlare – è già qualcosa - anzi talvolta è sorprendente, quasi inquietante, quanto in certe cose ci somigliamo.
È sposato e ha una figlia. È un buon padre, attento e disponibile, premuroso, non come quelli di una volta, distratti, assenti o irraggiungibili, sempre sulle difensive. È persino un buon marito, se si trascura per un po’ una serie di “dettagli” di cui parlerò a breve. Sta all’erta, sa che niente è per sempre, per questo si preoccupa di Teresa, la osserva, cerca di indovinarne i pensieri per darle ancora, giorno dopo giorno, buoni motivi per stare con lui. Certo non è perfetto, a volte s’incupisce per niente e spesso è lontano da casa, rintanato nella sala di montaggio, in cui lavora per ore, al buio, dissenzionando scene per ricreare un altro film, quella versione rivista e corretta, riassemblata, tradita o migliorata, che noi vediamo nelle sale.
Nel tempo libero questo maschio scopa altre donne. Non moltissime, sempre le stesse, salvo qualche sporadica new entry. Non vuole avventure, si affeziona, stabilisce rapporti duraturi, chiacchiera e raccoglie confidenze. Le studia con scrupolosa attenzione per riconoscere i tratti ricorrenti del suo desiderio sessuale nell’evidente diversità di ognuna. Non può rinunciare a nessuna, sono loro ad esser libere di lasciarlo. Sa che queste vite parallele prima o poi si insinueranno nella realtà, facendola deflagrare, mandando all’aria la famiglia, per cui vive e che ama, nonostante tutto, l’atmosfera calda e rilassante, quella noia confortante che solo tra le quattro pareti di casa propria si può provare. Sa, ma non può farci niente e poi tutto va come non t’aspetteresti.
Non è in crisi, né prova sensi di colpa. Ha imparato dal cinema - dall’immagine in movimento che doveva aiutarci a comprendere la durata - l’arte della separazione, del frammento, del ritaglio, della giustapposizione di scene provvisorie, riproducibili che si proiettano sempre altrove. Non l’io esplode, ma il mondo: di mondi ce ne sono tanti, paralleli e ignari l’uno dell’altro, rare e occasionali le comunicazioni, gli snodi fortuiti e ininfluenti, impossibile sentirsi in colpa se non si abita lo stesso mondo.
Non è uno stinco di santo, ma con questo maschio non riesco ad arrabbiarmi. Si auto-denuncia, ammette che “il suo immaginario erotico è elementare, di primo grado – una specie di modello base: l’immaginario erotico del maschio meridionale, il punto più basso della scala evolutiva della contemporaneità, probabilmente”.
Da qui, forse, può partire la conversazione.
venerdì 9 ottobre 2009
Francesco Piccolo, La separazione del maschio
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